Leggibilità è il mantra di web designer e sviluppatori di siti internet. Perché un glifo non deve essere solo bello, ma anche chiaro e leggibile.
Quindi è davvero importante conoscere cosa compone un font e quali possono essere le differenze che li distinguono.

Come promesso, dopo il primo articolo di questa Rubrica, è arrivato il momento di proseguire l’approfondimento dell’argomento Tipografia.
Prima di iniziare ad approfondire l’argomento “Font”, dobbiamo fare una considerazione importantissima: il 75% delle informazioni di lettura vengono acquisite tramite la visione della parte centrale delle lettere.
Questo significa che le parti che compongono i glifi devono rispettare alcune proporzioni per non inficiare la leggibilità del nostro testo.

Le Proporzioni

Tutti i glifi poggiano su una Baseline (o linea base), e hanno come riferimento una Midline (o linea mediana) che viene calcolata sull’altezza della “x” minuscola (ovvero la x-height). Però non tutti i caratteri rientrano completamente tra queste due guide: esistono infatti lettere che si allungano verso l’alto o verso il basso e presentano dei bracci chiamati ascendentidiscendenti.
Tornando alla questione della leggibilità, ci è chiaro ora perché è molto importante che la parte centrale delle lettere non sia troppo piccola rispetto alle ascendenti e alle discendenti, altrimenti il nostro testo potrebbe essere non solo sproporzionato e “brutto” ma anche troppo difficoltoso la leggere.
Proporzioni

Font

Conosciuto anche come “carattere tipografico”, Font è un termine ampio che comprende lo stile, la grandezza ed il peso di un testo. Font molto conosciuti sono ad esempio “Arial” e “Times New Roman”.
La scelta del Font influenza il modo in cui l’utente fruisce del nostro sito web. Differenti Font hanno differenti personalità, che possono produrre un effetto diverso, anche in modo molto sottile, sulla percezione del messaggio da parte del lettore.
Esempio di Font

Serif (o Graziato)

Un “Serif” è una piccola appendice che è presente al termine delle linee di un carattere. I Font che presentano questa particolarità vengono appunto chiamati Serif Font (o Graziati in italiano).
Questo tipo di font è stato tradizionalmente impiegato nel corpo del testo per le stampe di libri e giornali ed era il carattere usato nelle macchine da scrivere.
Quindi usare un Graziato per i testi del nostro sito potrebbe essere una buona idea se vogliamo richiamare lo stile vintage di una pagina stampata.
Serif o Graziato - Esempio: Times New Roman

Sans-serif (o Bastoni)

Sans-Serif è un carattere “senza Serif”, ovvero lettere che terminano in modo preciso e netto.
La semplicità dei font Bastoni cattura l’attenzione del lettore rendendoli ideali per enfatizzare i titoli.
Il contrasto tra i Bastoni e i Graziati è il principio fondamentale per cui utilizzarli insieme, nelle diverse parti che compongono la nostra pagina, ci aiuta a guidare l’utente nella lettura di un testo.
Sans-serif o Bastoni - Esempio: Arial

Script (o Calligrafici)

Questi tipi di font simulano la scrittura a mano libera.
Sono tornati molto di moda negli anni scorsi, con il proliferare dei blog personali, quasi “casalinghi”, perché riescono a trasmettere la sensazione di qualcosa di intimo, come erano le lettere tradizionali scritte a mano che si spedivano una volta.
Vengono diffusamente utilizzati per i loghi ed titoli di siti dedicati al mondo femminile.
Script o Calligrafico - Esempio: Comforter Brush

Originali

Si tratta di font con caratteri molto particolari, che hanno un uso ristretto se non addirittura mirato.
Anche se molto belli e “scenografici”, risultano quasi sempre poco leggibili.
Originali - Esempio: Zengo
Eccoci giunti alla fine di questa “seconda puntata”, ma arriverà presto un nuovo aggiornamento di questa rubrica, perché ci sono ancora tantissime cose da scoprire ed imparare sulla Tipografia!